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COUNSELING EDUCATIVO

10 Dicembre 2020

 (Disponibili le slide del corso a fondo pagina il link per la visualizzazione ed il download) 

Giovedì 10 dicembre 2020 si è svolto in streaming un appuntamento formativo per gli educatori dei convitti annessi in Italia sul tema del counseling educativo, coordinato dal Convitto Giorgio Cini di Venezia (l’evento è il quarto organizzato dalla rete italiana dei convitti annessi. È stato un dialogo-confronto tra educatori di differenti generazioni, per scoprire la diversità dei modelli culturali e professionali, ma anche le comunanze proprie di un lavoro educativo svolto entro un’istituzione in fase di trasformazione, tra una visione di custodia, dove occorreva combattere ogni giorno al fine di preservarne la preziosità, e una visione pienamente educativa in quanto “luogo ”e non solo “posto” (nel luogo ci si aspetta qualcuno, nel posto si mette qualcosa). Sono intervenuti il professore Dario Eugenio Nicoli, la presidente della rete convitti Maddalena Venzo, il coordinatore degli educatori di Venezia, Giancarlo Vettori, assieme a quelli di Pozzuolo del Friuli, Antonio Civita, e Conegliano, Massimiliano Potenza, l’educatore di Venezia Giampaolo Livio, Andrea Chinello del convitto di Padova, ed altri da diverse regioni.

 

L’educatore Francesco Varricchio ha parlato del ruolo degli educatori per la prevenzione dei disagi e nel rafforzamento delle capacità individuali.

 

In seguito, ha risposto alle seguenti domande dell’educatore Giancarlo Vettori.

1) Età e anni di servizio?

30 anni, secondo anno come educatore in convitto (in precedenza educatore in casa famiglia ed rsa).

2) Il counseling educativo lo usi spesso? Se si, in quali occasioni e in che modo ?

Quotidianamente mi sento chiamato ad essere una guida, nel dialogo con i ragazzi, nelle riflessioni tese al buon senso, per distrarre da ciò che può essere un male ed attirare a ciò che può essere il vero bene.

3) Sei stato formato per usare il Counseling Educativo?

All’università ne ho sentito parlare per la prima volta, ma ogni giorno è un nuovo inizio e bisogna essere pronti a formarsi proprio sul campo, perché non c’è un consiglio giusto per ogni occasione. Ci può essere però la volontà di accompagnare, ascoltare e poi orientare.

4) Racconta un episodio nel quale ti sei reso conto che il tuo approccio educativo è risultato efficace.

Nelle ore di studio guidato dopo che i ragazzi hanno finito i compiti cerco di trovare il tempo per confrontarsi sull’attualità e su tematiche esistenziali.

I ragazzi hanno bisogno di parlare, di raccontarsi e, anche se all’inizio possono avere idee distorte, è bello scoprire che attraverso il confronto, nonostante talvolta ci sia uno scontro di opinioni divergenti, si può trovare il punto di incontro sull’importanza dell’idea del rispetto reciproco (non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te).

5) Ti sei mai sentito inadeguato nel rapporto con i convittori? Se si, in che occasione?

L’inadeguatezza iniziale potrebbe essere dovuta al fatto che la distanza di età non sia poi molto lontana.

Ma il fatto che comunque non sono un loro coetaneo mi aiuta ad alzare la voce per richiamare al bene quando è necessario, senza aver paura.

6) Qual’è secondo te la sfida più grande che un educatore deve affrontare quotidianamente?

Passare dalle conoscenze studiate, alle persone da conoscere.

Per educare occorre sì passione, ma anche competenza.

Il corso di laurea in scienze dell’educazione della triennale mi ha fornito competenze sociologiche (individualismo/olismo), antropologiche (universalismo/relativismo; osservazione partecipante; nozione di cultura), didattiche (insegnamento/apprendimento), pedagogiche sperimentali (variabile indipendente e dipendente) e sociali (neuroni specchi alla base dell’empatia), psicologiche (comportamento; memoria).

L’essere umano si può dire di natura egoista (conservazione della specie), però può diventare anche altruista (empatia) e ciò bisogna tenerlo sempre presente.

Educare non è mai stato facile, ma non bisogna arrendersi.

Educare è formare le nuove generazioni perché sappiano entrare in rapporto con il mondo.

Anche i più grandi valori del passato non possono semplicemente essere ereditati, ma vanno fatti nostri e rinnovati attraverso una scelta personale.

L’educatore nell’opera d’insegnamento cerca di far diventare adulto l’educando, aiutandolo a diventare capace di giudicare e di scegliere.

7) Il counseling educativo può essere utilizzato a distanza? Se si, in che modo?

In presenza oppure a distanza è sempre possibile cercare di aiutare.

I mezzi di comunicazione sono tanti e bisogna conoscerli per saperli utilizzare al meglio, in modo da essere di supporto con un audio, un video, un’immagine o un semplice scritto presentato con le parole giuste in base alla circostanza concreta e alla persona con cui si interagisce.

8) Hai mai assistito al counseling educativo tra i convittori? Se si, in quale occasione?

Esiste l’educazione peer to peer che è molto importante perché è l’apprendimento tra pari.

C’è sempre un ragazzo più esperto di un altro ad esempio su una materia e può essere senz’altro di aiuto a chi si sente meno preparato.

9) L’azione educativa nel tuo gruppo di lavoro è omogenea o disomogenea? Perché?

Tendenzialmente omogenea se è pronta all’ascolto reciproco. La mancanza di comunicazione può creare disomogeneità. È fondamentale che i genitori, ad esempio, abbiano una linea unitaria su una particolare scelta per il proprio figlio, ma è innegabile che ognuno di noi ha il proprio stile educativo che va salvaguardato.

10) Il counseling educativo è secondo te possibile utilizzarlo solo in convitto o anche a scuola?

In entrambi i luoghi.

11) Quale è o è stato il tuo rapporto da educatore con il mondo scuola ovvero rapporto con gli insegnanti?

Al convitto Foscarini ero educatore nel settore primaria ed è importante il confronto con il team docente per conoscere meglio la classe e per lavorare in sinergia verso il benessere collettivo.

12) Qual’è la differenza più grande tra il ruolo dell’educatore e quello dell’insegnante?

Si dice che è più facile insegnare che educare perché per insegnare basta sapere, per educare invece occorre essere.

Occorrono anche alcune qualità perché chi educa possa essere coinvolgente per i ragazzi:

Ben vestito: un educatore sciatto e incerto non fa presa. Occorre crearsi uno stile sia nella persona che nell’ambiente;

Dinamico: ai ragazzi si deve dare la sensazione di vitalità, di sicurezza. I ragazzi ammirano chi ha coraggio;

Buon parlatore, fantasioso: bisogna sapere cosa dire, e dirlo presto e bene perché prima di formare altri ci si deve preparare, creando il contesto perché ci sia attenzione sufficiente, cambiando spesso “ritmo” per non annoiare;

Capace di simpatia: bisogna trovarle tutte per voler bene ai ragazzi, in modo serio, con responsabilità, disponibilità, comprensione, generosità, senza smancerie e sdolcinature;

Freschezza: i ragazzi devono capire che l’educatore è felice, sorride, canta, perché crede in ciò che dice e fa;

Furbo: perché conosce i ragazzi, i leader, i gregari, i timidi e valorizza i ruoli e le caratteristiche di tutti senza distinzione.

Ma quali sono le doti del responsabile?

Coerenza: noi impariamo per imitazione. Se vuoi che una persona ti ascolti, devi essere il primo ad essere coerente con quanto chiedi.

Familiarità: se vuoi che l’altro ti ascolti, non creare distanza fra te e lui, ma un sano clima di amicizia.

Competenza: un educatore per avere prestigio ed essere ascoltato deve dimostrare di sapere e vivere bene ciò che insegna e chiede: nulla è così diseducativo dell’improvvisazione.

Pazienza: tutti abbiamo bisogno di crescere. Spesso cresciamo attraverso gli sbagli. Bisogna perciò cercare di essere calmi, spiegando all’altro ciò che può averci ferito.

13) Il counseling educativo come dovrebbe essere declinato all’interno del convitto e all’interno della scuola?

Tenendo sempre presente che il ragazzo cresce nel gruppo.

Per crescere serenamente, il ragazzo ha bisogno di ambienti ricchi di umanità e di positività.

Infatti, gli adolescenti percorrono le tappe della crescita con stati d’animo che oscillano tra l’entusiasmo e lo scoraggiamento.

Essi hanno bisogno di educatori pazienti e disponibili, che li aiutino a riordinare il loro mondo interiore e gli insegnamenti ricevuti, secondo una progressiva scelta di libertà e di responsabilità. Partecipare ad un gruppo significa trovare tempo per incontrarsi, essere disposti a proporre le proprie idee, ma prima ancora ad ascoltare quelle degli altri e mettersi in discussione nel confronto con chi ci sta accanto.

Fare gruppo, dunque, significa aprire il cuore e la mente all’altro in un incontro autentico, senza barriere, in un cammino graduale e continuo, non contatto occasionale, ma condivisione profonda della vita di chi sceglie di camminare con noi.

Porre al centro i ragazzi significa guardarli nella globalità della loro vita e come soggetti del cammino formativo, senza idee preconcette e stereotipi.

Tramite il gruppo ogni ragazzo può far emergere il proprio io, differenziandosi dagli altri, ma mettendo in comune le qualità che ognuno possiede.

Le cosiddette “domande di vita” rappresentano i sogni, i progetti più belli e le attese più profonde che i ragazzi portano nel cuore e sono il punto di partenza dell’itinerario educativo.

L’educatore deve essere attento ai bisogni dei ragazzi per accompagnarli nel loro cammino di crescita, cercando di aiutarli a realizzare i propri sogni.

IN CONCLUSIONE…

Noi siamo tutte le età della nostra vita e bisogna tenere presente ciò per conoscere a fondo una persona. L’esperienza del circle time richiama la tavola rotonda di re Artù. L’educatore è un “re educato” che rispetta la dignità di espressione degli educandi, ma è su un piano più alto proprio perché deve aiutare a “tirare fuori” il meglio delle loro capacità e “condurre verso” il loro vero benessere.

 

ALCUNI FRA GLI OSPITI INTERVENUTI ALL'INCONTRO:

Prof. Dario Eugenio Nicoli, docente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

 

Maddalena Venzo, Dirigente di Udine, Responsabile della Rete Nazionale dei Convitti Annessi

 

Giancarlo Vettori, Coordinatore Convitto “Giorgio Cini” di Venezia

 

Massimiliano Potenza, Coordinatore Convitto ISISS " G .B. Cerletti" di Conegliano Veneto

 

Angelo Laria, Coordinatore Convitto I.I.S.G.A. Pischedda di Oristano – Bosa

 

Pasquale Lopriore, Coordinatore Convitto "Damiano Chiesa" di Bolzano

 

Marcello Duilio, Coordinatore Convitto I. I. S "G. Gasparrini" di Melfi (Potenza)

 

Educ. Francesco Varricchio insieme all’educ. Giampaolo Livio, entrambi del Convitto Giorgio Cini di Venezia, intervistati sul counseling educativo

CONVITTI CHE HANNO PARTECIPATO ALL’INCONTRO:

VENETO:

Convitto “Giorgio Cini”, Venezia

Convitto ISISS " G .B. Cerletti”, Conegliano Veneto

Convitto “San Benedetto da Norcia” annesso all’IIS Duca degli Abruzzi, Padova

Convitto “Farina” Mario Rigoni Stern, Asiago (Vicenza) Convitto IPSEOA Longarone, Longarone (Belluno) Convitto Annesso all'IIS “A. Della Lucia", Feltre (Belluno)

  

FRIULI - VENEZIA GIULIA:

Convitto Stefano Sabbatini, Pozzuolo del Friuli (Udine)

  

SARDEGNA:

Convitto I.I.S.G.A. Pischedda, Oristano – Bosa

Convitto Ist. Tec. Agrario "N. Pellegrini", Sassari

 

 TRENTINO ALTO-ADIGE:

Convitto "Damiano Chiesa" ITCAT DELAI, Bolzano

 

BASILICATA:

Convitto I. I. S "G. Gasparrini", Melfi (Potenza)

Convitto Istituto Istruzione Superiore “A. Turi”, Matera

 

MARCHE:

Convitto annesso I.I.S. "Celso Ulpiani", Ascoli Piceno

Alberghiero "G. Minuto", Massa

Convitto Calabresi IPSEOA Varnelli, Cingoli (Macerata)

CALABRIA:

Convitto nazionale Pasquale Galluppi, Catanzaro

Convitto IPSEOA “San Francesco” di Paola, Paola (Cosenza)

  

ABRUZZO:

Convitto Nazionale "Domenico Cotugno", L’Aquila

Convitto Alberghiero De Panfilis, Roccaraso (L’Aquila)

  

TOSCANA:

Convitto annesso ITAA - IPSASR Istituto Omnicomprensiva Statale “A. Fanfani A. M. Camaiti”,

Pieve S. Stefano (Arezzo)

  

LOMBARDIA:

Convitto annesso a I.T.A.S. "A. Tosi", Codogno (Lodi)

Convitto I.T.A.S. Carlo Gallini, Voghera (Pavia)

  

UMBRIA:

Convitto IIS Ciuffelli - Einaudi, Todi (Perugia)

 

EMILIA-ROMAGNA:

Convitto annesso IT Garibaldi da Vinci, Cesena

  

VALLE D’AOSTA:

Convitto Institut Agricole Regional, Aosta

Allegati

powerpoint-varricchio-10-dicembre-2020.pdf